I bambini hanno sempre attirato la mia attenzione. Spesso gli si chiede di essere o troppo grandi (es., quando gli si affidano responsabilità o abitudini dell'adulto) o di essere troppo piccoli (es., mi è capitato spesso di sentire "tanto lui è piccolo, non capisce" riferendosi magari a qualcosa che forse era meglio non fare o non dire).
Il ruolo di bambino o di adolescente non è per nulla facile. Bisogna confrontarsi, infatti, con le aspettative dei genitori, della società e con la costruzione della propria identità. Si affrontano i cambiamenti più significativi, ma "basta" un gioco per iniziare a comunicare e per fare amicizia, dove si scoprono sempre nuove cose e dove ci si meraviglia.
Ho scelto, dunque, di lavorare con i minori perché trovo questo lavoro estremamente affascinante, divertente e complesso. Da ogni ragazzo o ragazza si impara ad osservare il mondo in modo diverso. Il mio compito è quello di offrire uno spazio di fiducia in cui è possibile esplorare e accogliere gli stati affettivi spesso sconosciuti.